La vaccinazione contro Covid-19 in gravidanza può evitare pericolose complicanze alla mamma e prevenire eventi potenzialmente letali nel nascituro. È quanto ribadisce uno studio che ha analizzato le gravidanze verificatesi in Scozia dall’inizio della pandemia dal quale emergono tassi di ricovero per Covid più alti e maggiore mortalità perinatale tra le donne non vaccinate. La ricerca, coordinata dall’Università di Edimburgo, è stata pubblicata su Nature Medicine.
Lo studio si è concentrato su 4.950 casi di Covid in gravidanza verificatisi tra l’1 dicembre 2020 e l’ottobre 2021. Complessivamente 823 donne (il 16,6%) hanno avuto bisogno del ricovero, 104 della terapia intensiva (il 2,1%). Il periodo a maggior rischio, per la donna, è risultato essere il terzo trimestre di gravidanza: nessuna donna al primo trimestre ha avuto bisogno delle cure in terapia intensiva, contro il 2% di quelle al secondo trimestre e al 4,3% di quelle al terzo trimestre. La ricerca ha mostrato che a fare la differenza, però, è soprattutto lo stato vaccinale: tra le donne non vaccinate il 19,5% ha bisogno di ricovero, questa percentuale scende all’8,3% di chi aveva ricevuto una sola dose di vaccino e al 5,1% di chi era completamente vaccinata. È andata in terapia intensiva il 2,7% delle donne non vaccinate contro lo 0,2% di quelle vaccinate con una o due dosi.
Le differenze tra mamme vaccinate e non diventano ancora più importanti per i nascituri, che corrono maggiori rischi se l’infezione si verifica negli ultimi 28 giorni di gravidanza. Lo studio ha censito 2.364 bambini; 241 (il 10,2%) sono nati prima del termine. Si sono verificate 11 morti in utero dopo la 24esima settimana e 8 decessi nel primo mese dopo la nascita, con un tasso di mortalità perinatale complessivo di 8 decessi per 1.000 (rispetto al 5,6 per mille della popolazione generale). Lo studio evidenzia però che tutti i decessi hanno riguardato bambini di donne che non erano state vaccinate.